Discussione:
L'Occidente e la filosofia. Contro il presente errore.
(troppo vecchio per rispondere)
ppastor...@gmail.com
2023-09-30 16:08:34 UTC
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Cosa ne ha fatto l'Occidente della propria filosofia? È stato detto di un Occidente nichilista, intendendo con ciò di negazione dell'essere, ma lo si è fatto coincidere a l'Occidente 'tout court', fraintendendo la tradizione... Nel frattempo la politica della maggior parte degli Stati occidentali è caduta in disastrosi arbitrii, come se la natura si potesse costruire anzi creare. Parte della filosofia occidentale, fraintendendo l'appello alla libertà dopo la sconfitta del socialismo reale, ha cominciato a finire di eccessi innaturali; altra parte parimenti finisce per non aver accolto tutta la necessità ecologica. Restano pure i nostalgici di Marx, sempre più assurdi nel loro totalitarismo hegeliano rovesciato...
Una grande illusione domina la scena, l'idea che attualmente abbiamo i mezzi a disposizione per costruire una sorta di paradiso in terra. La comparsa della epidemia dell'Aids non è bastata come sveglia e molti sprovveduti hanno provato a suonare di nuovo il campanello d'allarme utilizzando per spauracchio un evento non particolarmente grave, il Covid, ma nemmeno questo è bastato...
La filosofia dai tempi di Parmenide e Platone (non è da escludersi neppure Eraclito) cominciò a fornire degli strumenti per affrontare la realtà degli inganni e la religione dai tempi di Gesù addita nella realtà un principio ingannatore, non un'essenza in verità ma un'entità, mentre viva è oramai dalle nostre parti anche la dottrina buddhista che insegna il superamento delle illusioni mondane. Per via religiosa una ulteriore parte della filosofia si è maggiormente provvista; solo che una società civile intromèssasi negli Stati rifiuta disinganni e disillusioni e pretende e spesso ottiene il comando nella politica.

Quel che resta nel mondo della filosofia non è inadeguato al compito di salvare la politica occidentale; ma c'è una grave avversione contro saggezza e sapienza ed anche contro gli autentici poteri filosofici.
In particolare sono proprio Parmenide e Platone e i relativi sviluppi successivi a essere messi in ingiusta discussione.
Si attribuisce alla scuola di Elea la negazione della radicalità del divenire, ma in verità il contrasto tra eleatismo ed eraclitismo non è mai consistito in un vero e proprio antagonismo e con Melisso si era già pervenuti a una conciliazione tra la dottrina di Parmenide e quella di Eraclito; Platone non aveva mai sostenuto una vera e propria opposizione tra anima e corpo ma aveva solo fatto notare che nel particolare cammino per la saggezza bisogna basarsi sull'anima che è in noi, non sul corpo; Plotino negava l'esistenza di una materia unica, non della materia... Schopenhauer, sostenitore delle idee platoniche, non pensava a un universo dominato dalla sofferenza ma indicava oltre le falsità un mondo vero, comprensibile solo con l'accettazione del dolore, e a questa impostazione seguiva quella dell'idealismo assoluto di Benedetto Croce, nel quale idea e concetto sono separati e perciò il mondo non va ritenuto direttamente significante; l'affermazione del dramma che è necessariamente contenuto in ogni esistenza umana non è stato solo preda del negativismo (si pensi all'esistenzialismo positivo di Nicola Abbagnano)!

È passato poco tempo dalla morte di Emanuele Severino, critico irriducibile del nichilismo occidentale; e sulla scorta dell'assolutizzazione del suo pensiero (nella quale lo stesso pensatore spesso cadeva) ma anche dei fraintendimenti di esso, si pensa che in Occidente la cultura sia fatta solo di macerie e che la filosofia non possa offrire nulla alla politica, mentre altri che sospettano o notano il contrario vogliono farlo credere a tutti i costi... Eppure non è vero! La filosofia c'è ancora e semmai sono le giuste dottrine religiose a offrire qualcosa di superiore e decisivo, non l'ottimismo insensibile che domina lo scenario sociale odierno e colonizza le strutture politiche di vasta parte occidentale.


Mauro Pastore
thisDeadBoy
2023-10-02 06:15:45 UTC
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Post by ***@gmail.com
Cosa ne ha fatto l'Occidente della propria filosofia?
Cosa un uomo fa della filosofia?
Se la fa propria ne fa uno strumento.

Personalmente non sono del tutto d'accordo con quanto affermi qui

"La filosofia dai tempi di Parmenide e Platone (non è da escludersi neppure Eraclito)
cominciò a fornire degli strumenti per affrontare la realtà degli inganni"

Ritengo la filosofia partecipazione alla conoscenza della realtà: averne cognizione.
Avvertire la realtà degli inganni trovo sia in virtù di tale partecipazione, non il risultato
di un uso strumentale.
Omega
2023-10-06 11:13:01 UTC
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Post by thisDeadBoy
Post by ***@gmail.com
Cosa ne ha fatto l'Occidente della propria filosofia?
Cosa un uomo fa della filosofia?
Se la fa propria ne fa uno strumento.
Personalmente non sono del tutto d'accordo con quanto affermi qui
"La filosofia dai tempi di Parmenide e Platone (non è da escludersi neppure Eraclito)
cominciò a fornire degli strumenti per affrontare la realtà degli inganni"
Ritengo la filosofia partecipazione alla conoscenza della realtà: averne cognizione.
Credi (o credete) davvero che la realtà sia conoscibile? Interpretabile
sempre, necessariamente, conoscibile mai. La sua insondabile complessità
interiore ed esterna) lo rende impossibile.
Post by thisDeadBoy
Avvertire la realtà degli inganni trovo sia in virtù di tale partecipazione, non il risultato
di un uso strumentale.
Da sempre la presunta conoscenza della realtà è uno strumeno per alcuni
- sacerdoti o filosofi che fossero o siano. Anche la sola dotazione
della parola è uno strumento (sempre, si tratti o no di filosofia).

Omega
Massimo 456b
2023-10-06 12:14:11 UTC
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Il 02/10/2023 08:15, thisDeadBoy ha scritto:>> Cosa ne ha fatto l'Occidente della propria filosofia?> > Cosa un uomo fa della filosofia?> Se la fa propria ne fa uno strumento.> > Personalmente non sono del tutto d'accordo con quanto affermi qui> > "La filosofia dai tempi di Parmenide e Platone (non è da escludersi neppure Eraclito)> cominciò a fornire degli strumenti per affrontare la realtà degli inganni"> > Ritengo la filosofia partecipazione alla conoscenza della realtà: averne cognizione.Credi (o credete) davvero che la realtà sia conoscibile? Interpretabile sempre, necessariamente, conoscibile mai. La sua insondabile complessità interiore ed esterna) lo rende impossibile.> Avvertire la realtà degli inganni trovo sia in virtù di tale partecipazione, non il risultato> di un uso strumentale.Da sempre la presunta conoscenza della realtà è uno strumeno per alcuni - sacerdoti o filosofi che fossero o siano. Anche la sola dotazione della parola è uno strumento (sempre, si tratti o no
di filosofia).

Se la realta' e' inconoscibile come fai a scindere cio' che e'
reale da cio' che non lo e'?
Con questa tua considerazione la parola immaginario perde di
significato.
Spiegati meglio.


Omega
--
ciao Massimo


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Chérie
2023-11-14 16:55:29 UTC
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Post by thisDeadBoy
Post by ***@gmail.com
Cosa ne ha fatto l'Occidente della propria filosofia?
Cosa un uomo fa della filosofia?
Se la fa propria ne fa uno strumento.
Personalmente non sono del tutto d'accordo con quanto affermi qui
"La filosofia dai tempi di Parmenide e Platone (non è da escludersi neppure Eraclito)
cominciò a fornire degli strumenti per affrontare la realtà degli inganni"
Ritengo la filosofia partecipazione alla conoscenza della realtà: averne cognizione.
Avvertire la realtà degli inganni trovo sia in virtù di tale partecipazione, non il risultato
di un uso strumentale.
Ciao tDB :)

Sono in linea con quanto scrivi, ma andrei anche oltre, rispondo nell altro thread
thisDeadBoy
2023-11-15 09:20:40 UTC
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Post by Chérie
Ciao tDB :)
Ola Cherie, todo bien?
Post by Chérie
Sono in linea con quanto scrivi, ma andrei anche oltre, rispondo nell altro thread
Okkei

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