Pangloss
2015-08-06 15:33:21 UTC
Questo post e' solo un breve "abstract" scritto per confermare la mia intenzione
di non abbandonare la discussione sulla relativita' ed illustrare sommariamente
le mie posizioni "filosofiche" sui rapporti tra logica, matematica e fisica.
La filosofia formalista-deduttivista della scuola assiomatica non e' l'unica
in auge tra i filosofi della matematica, ma IMHO e' quella che piu' si presta
a fissare un chiaro _criterio di demarcazione tra matematica e fisica_, o meglio
fra gli aspetti puramente logico-matematici delle teorie scientifiche e gli
aspetti fisico-empirici delle teorie stesse.
La geometria euclidea e' la piu' antica e conosciuta teoria scientifica.
Dagli "Elementi" di Euclide alle "Grundlagen" di Hilbert pero' molto e' cambiato.
La questione del quinto postulato e la sorprendente comparsa sulla scena delle
geometrie non euclidee suggerirono di concepire le strutture matematiche come
sistemi ipotetico-deduttivi, a priori privi di contenuto empirico.
Al contempo divenne chiaro che la "vera" geometria dello spazio fisico non e'
necessariamente quella euclidea.
Le teorie scientifiche nascono generalmente in modo euristico, con il tempo (se
sopravvivono) tendono a formalizzarsi. Se tale processo perviene ad una completa
assiomatizzazione della teoria, esso ne enuclea la parte logico-matematica,
privando la teoria dell'originario contenuto fisico intuitivo.
Naturalmente la semantica della teoria non va semplicemente gettata alle ortiche,
essa va separatamente recuperata, ricostruendo metodicamente l'interpretazione
fisica del linguaggio formale. Non si tratta di un giro vizioso. Il nuovo abito
semantico da indossare non va (piu'?) cercato nell'iperuranio, bensi' va
appositamente confezionato con adeguate definizioni operative, che soddisfino
le esigenze pragmatiche del fisico.
Magari si potrebbe esemplificare questo discorso discutendo a fondo il concetto
di retta, dalla "lunghezza senza larghezza" di Euclide fino ai giorni nostri.
Galileo sosteneva che il grande libro della natura sia scritto in linguaggio
matematico, ma dove egli vedeva cose ideali, io vedo cose umane ahi troppo umane. ;-)
Meno metafisicamente mi limiterei a dire che sono le nostre teorie fisiche
(almeno quelle piu' evolute) ad essere scritte in linguaggio matematico.
Ma chi per questo motivo ritenesse che in fisica il significato di termini come
"retta", "sistema di riferimento", "maggiore|minore|uguale" ecc. sia gia' noto
dalla matematica a mio parere si illude.
di non abbandonare la discussione sulla relativita' ed illustrare sommariamente
le mie posizioni "filosofiche" sui rapporti tra logica, matematica e fisica.
La filosofia formalista-deduttivista della scuola assiomatica non e' l'unica
in auge tra i filosofi della matematica, ma IMHO e' quella che piu' si presta
a fissare un chiaro _criterio di demarcazione tra matematica e fisica_, o meglio
fra gli aspetti puramente logico-matematici delle teorie scientifiche e gli
aspetti fisico-empirici delle teorie stesse.
La geometria euclidea e' la piu' antica e conosciuta teoria scientifica.
Dagli "Elementi" di Euclide alle "Grundlagen" di Hilbert pero' molto e' cambiato.
La questione del quinto postulato e la sorprendente comparsa sulla scena delle
geometrie non euclidee suggerirono di concepire le strutture matematiche come
sistemi ipotetico-deduttivi, a priori privi di contenuto empirico.
Al contempo divenne chiaro che la "vera" geometria dello spazio fisico non e'
necessariamente quella euclidea.
Le teorie scientifiche nascono generalmente in modo euristico, con il tempo (se
sopravvivono) tendono a formalizzarsi. Se tale processo perviene ad una completa
assiomatizzazione della teoria, esso ne enuclea la parte logico-matematica,
privando la teoria dell'originario contenuto fisico intuitivo.
Naturalmente la semantica della teoria non va semplicemente gettata alle ortiche,
essa va separatamente recuperata, ricostruendo metodicamente l'interpretazione
fisica del linguaggio formale. Non si tratta di un giro vizioso. Il nuovo abito
semantico da indossare non va (piu'?) cercato nell'iperuranio, bensi' va
appositamente confezionato con adeguate definizioni operative, che soddisfino
le esigenze pragmatiche del fisico.
Magari si potrebbe esemplificare questo discorso discutendo a fondo il concetto
di retta, dalla "lunghezza senza larghezza" di Euclide fino ai giorni nostri.
Galileo sosteneva che il grande libro della natura sia scritto in linguaggio
matematico, ma dove egli vedeva cose ideali, io vedo cose umane ahi troppo umane. ;-)
Meno metafisicamente mi limiterei a dire che sono le nostre teorie fisiche
(almeno quelle piu' evolute) ad essere scritte in linguaggio matematico.
Ma chi per questo motivo ritenesse che in fisica il significato di termini come
"retta", "sistema di riferimento", "maggiore|minore|uguale" ecc. sia gia' noto
dalla matematica a mio parere si illude.
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Elio Proietti
Valgioie (TO)
Elio Proietti
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