astolfo
2008-12-08 19:32:33 UTC
"Dopo Aristotele il mondo occidentale ha seguito i
principi logici della filosofia aristotelica. Questa logica
è basata sulla legge dell'identità, che dichiara che A è
A, sulla legge di contraddizione (A non è non-A) e
sulla legge del terzo escluso (A non può essere A 'e'
non A, nemmeno A 'o' non-A). Aristotele spiega
molto chiaramente la sua posizione nella seguente
frase: "E' impossibile per la stessa cosa nello stesso
tempo appartenere o non appartenere alla stessa cosa
nello stesso modo; e qualunque altra distinzione
possiamo aggiungere per sostenere obiezioni dialettiche,
lasciamo che si aggiunga. Questo è, allora, il più certo
di tutti i principi..."
Questo assioma della logica aristotelica ha influenzato
così profondamente le nostre convinzioni che esso ci
sembra naturale ed evidente, mentre d'altro canto la
dichiarazione che X è A 'e' non-A sembra essere un
non-senso. (Naturalmente, la dichiarazione si riferisce
al soggetto X ad un dato tempo, non a X ora e a X dopo,
o a un aspetto di X contro un altro aspetto.)
In contrasto con la logica aristotelica è ciò che si può
chiamare 'logica paradossale', che presume che A e
non-A non si escludono l'un l'altro, come predicati di
X. La logica paradossale era predominante nel pensiero
cinese e indiano, nella psicologia di Eraclito, e poi di
nuovo, sotto il nome di dialettica, divenne la filosofia
di Hegel e di Marx. Il principio generale di questa logica
paradossale è stato chiaramente descritto da Laotze: "Le
parole che sono strettamente vere sembrano essere
paradossali." "
Cos Erich Fromm in 'L'arte di amare'. Non che Aristotele
sia in errore, ma quanto dice non è strettamente vero a
detta di Erich Fromm, il quale pensa che il pensiero non
può cogliere la realtà (X è incognita) se non per paradossi.
Sulla base di questa logica paradossale ho formulato un
pensiero (ispirato al buddhismo) sul dolore e i suoi rimedi.
Eccovelo:
"Passato e futuro non esistono, non esiste che il presente.
Il tempo quindi è nulla. Non bisogna temere la morte o
vantare la nascita, perché esse sono l'una del futuro e
l'altra del passato, sono niente.
Anche lo spazio, contenuto nel tempo, è di conseguenza
nulla; e nulla è tutto ciò che è contenuto nel tempo, tutto
ciò che definiamo essente.
Che senso ha questa disillusione, se inganno e disinganno
come contenuti del tempo sono nulla? Non c'è né sofferenza
né vittoria sulla sofferenza, eppure c'è la liberazione dalla
sofferenza. La soluzione è questa: il pensiero non può cogliere
la realtà se non per contraddizioni, secondo una logica
paradossale. A (la nascita) e non-A (la morte) come contenuti
di X (il nulla o l'essente) fanno sì che X sia nascita e morte e che
nascita e morte siano e siano nulla."
A voi la parola.
principi logici della filosofia aristotelica. Questa logica
è basata sulla legge dell'identità, che dichiara che A è
A, sulla legge di contraddizione (A non è non-A) e
sulla legge del terzo escluso (A non può essere A 'e'
non A, nemmeno A 'o' non-A). Aristotele spiega
molto chiaramente la sua posizione nella seguente
frase: "E' impossibile per la stessa cosa nello stesso
tempo appartenere o non appartenere alla stessa cosa
nello stesso modo; e qualunque altra distinzione
possiamo aggiungere per sostenere obiezioni dialettiche,
lasciamo che si aggiunga. Questo è, allora, il più certo
di tutti i principi..."
Questo assioma della logica aristotelica ha influenzato
così profondamente le nostre convinzioni che esso ci
sembra naturale ed evidente, mentre d'altro canto la
dichiarazione che X è A 'e' non-A sembra essere un
non-senso. (Naturalmente, la dichiarazione si riferisce
al soggetto X ad un dato tempo, non a X ora e a X dopo,
o a un aspetto di X contro un altro aspetto.)
In contrasto con la logica aristotelica è ciò che si può
chiamare 'logica paradossale', che presume che A e
non-A non si escludono l'un l'altro, come predicati di
X. La logica paradossale era predominante nel pensiero
cinese e indiano, nella psicologia di Eraclito, e poi di
nuovo, sotto il nome di dialettica, divenne la filosofia
di Hegel e di Marx. Il principio generale di questa logica
paradossale è stato chiaramente descritto da Laotze: "Le
parole che sono strettamente vere sembrano essere
paradossali." "
Cos Erich Fromm in 'L'arte di amare'. Non che Aristotele
sia in errore, ma quanto dice non è strettamente vero a
detta di Erich Fromm, il quale pensa che il pensiero non
può cogliere la realtà (X è incognita) se non per paradossi.
Sulla base di questa logica paradossale ho formulato un
pensiero (ispirato al buddhismo) sul dolore e i suoi rimedi.
Eccovelo:
"Passato e futuro non esistono, non esiste che il presente.
Il tempo quindi è nulla. Non bisogna temere la morte o
vantare la nascita, perché esse sono l'una del futuro e
l'altra del passato, sono niente.
Anche lo spazio, contenuto nel tempo, è di conseguenza
nulla; e nulla è tutto ciò che è contenuto nel tempo, tutto
ciò che definiamo essente.
Che senso ha questa disillusione, se inganno e disinganno
come contenuti del tempo sono nulla? Non c'è né sofferenza
né vittoria sulla sofferenza, eppure c'è la liberazione dalla
sofferenza. La soluzione è questa: il pensiero non può cogliere
la realtà se non per contraddizioni, secondo una logica
paradossale. A (la nascita) e non-A (la morte) come contenuti
di X (il nulla o l'essente) fanno sì che X sia nascita e morte e che
nascita e morte siano e siano nulla."
A voi la parola.
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