Loris Dalla Rosa
2023-11-24 11:57:15 UTC
Ma che cos'e' tutto questo chiasso mediatico sul termine "patriarcato"?
Il termine, etimologicamente, apre una prospettiva semantica ben piu'
estesa della sua restrizione ai rapporti di genere. "Patriarca" ha
attinenza con "patria" e con "padre" ed e' composto dal greco
"patriarches" e "archein", cioe' non solo "famiglia", ma anche
"tribu'", "chiatta", e "archein", *comandare*. Il concetto esprime un
rapporto di *potere* (e anche di protezione) piu' in generale di quello
esercitato in seno alla famiglia. E' nel *potere* la questione, nei
rapporti di potere su cui si regge qualsiasi societa' o conglomerato
umano per la sua conservazione. Ovvio che i rapporti generali di potere
si riflettano anche su quelli particolari maschio-femmina, ma meno
ovvio che la coppia "maschio-femmina" esprima anche un rapporto di
prevalenza del primo termine sul secondo. "Patri-arcato" e
"matri-arcato" esprimono ambedue un rapporto di potere funzionale a
quanto detto; sono due maschere di un medesimo potere. E non e' che
manchino esempi storici di matriarcato, che l'antropologia evolutiva
ottocentesca cerco' invano in Europa; basta guardare fuori dall'Europa.
Faccio qualche esempio?
Le società delle tribu' Irochesi, come gli Oneida e i Mohaw;
la societa' Mosuo, in Cina;
la societa' del popolo Minangkabau in Indonesia;
la societa' degli Akan del Ghana.
Che la societa' sia strutturata come patri- o matri-arcale e' nel
suffisso e non nel prefisso la funzione che tale struttura svolge.
Per venire piu' a noi, la societa' capitalistica in cui ci e' data
sorte di vivere, con i suoi meccanismi di sfruttamento certamente pone
una questione che si riflette sul piano piu' ristretto dei rapporti
familiari e di genere, come, per fare un esempio, l'ingiustizia di una
non pari retribuzione salariale tra donna e uomo, ma che poi e' quella
stessa ingiustizia del salario sindacale di un operaio regolarmente
assunto e di quello di un operaio che lavora in nero.
Ma quello che piu' mi chiedo, di fronte q tutto questo chiasso
mediatico, e': cosa c'entrano i rapporti di potere con quelli affettivi
di coppia?
Devo dire, se puo' essere una risposta, che apprezzo molto quello che
ha detto Massimo, che, a parte il suo imperdonabile difetto di essere
un credente:-)), e' una brava persona; che e' quanto piu' di tutto a me
interessa.
Loris
Il termine, etimologicamente, apre una prospettiva semantica ben piu'
estesa della sua restrizione ai rapporti di genere. "Patriarca" ha
attinenza con "patria" e con "padre" ed e' composto dal greco
"patriarches" e "archein", cioe' non solo "famiglia", ma anche
"tribu'", "chiatta", e "archein", *comandare*. Il concetto esprime un
rapporto di *potere* (e anche di protezione) piu' in generale di quello
esercitato in seno alla famiglia. E' nel *potere* la questione, nei
rapporti di potere su cui si regge qualsiasi societa' o conglomerato
umano per la sua conservazione. Ovvio che i rapporti generali di potere
si riflettano anche su quelli particolari maschio-femmina, ma meno
ovvio che la coppia "maschio-femmina" esprima anche un rapporto di
prevalenza del primo termine sul secondo. "Patri-arcato" e
"matri-arcato" esprimono ambedue un rapporto di potere funzionale a
quanto detto; sono due maschere di un medesimo potere. E non e' che
manchino esempi storici di matriarcato, che l'antropologia evolutiva
ottocentesca cerco' invano in Europa; basta guardare fuori dall'Europa.
Faccio qualche esempio?
Le società delle tribu' Irochesi, come gli Oneida e i Mohaw;
la societa' Mosuo, in Cina;
la societa' del popolo Minangkabau in Indonesia;
la societa' degli Akan del Ghana.
Che la societa' sia strutturata come patri- o matri-arcale e' nel
suffisso e non nel prefisso la funzione che tale struttura svolge.
Per venire piu' a noi, la societa' capitalistica in cui ci e' data
sorte di vivere, con i suoi meccanismi di sfruttamento certamente pone
una questione che si riflette sul piano piu' ristretto dei rapporti
familiari e di genere, come, per fare un esempio, l'ingiustizia di una
non pari retribuzione salariale tra donna e uomo, ma che poi e' quella
stessa ingiustizia del salario sindacale di un operaio regolarmente
assunto e di quello di un operaio che lavora in nero.
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Loris
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